Gli educatori del '700 erano concordi sulla necessità di combatere la masturbazione con mezzi drastici. Alla fine del secolo scorso, nonostante i progressi in ogni campo, eravano ancora a quel punto.
Gli adolescenti, e specialmente quelli della "buona società", vivevano in un clima di vera persecuzione. Si giunse a fabbricare gabbiette metalliche nelle quali venivano imprigionati i genitali esterni dei ragazzi prima che si coricassero. Le gabbiette più evolute erano provviste di aghi esterni per impedire, all'adolescente sospetto di "colpevolezza", di toccarsi.
Un'approssimativa idea del panico che circondava la masturbazione giovanile, ci è data da un corposo volume di divulgazione medica, allora tra i più ricercati d'Europa. Esso dedica all'agomento più spazio che a qualsisi altro ed esordisce attribuendo le cause del "vizio" anche ai genitori "che si gettano troppo in braccio alla voluttà trasmettendola per via ereditaria ai figli", e alle "nutrici lascive, se dando il latte al bambino sono divorate dalla febre della voluttà". Passando poi in rassegna "il segni della colpevolezza", il libro rivela che "nei giovani masturbatori l'eccitazione frequente dei nervi si comunica eziandio al resto del corpo il quale diviene tremolantè" e vita la raucedine, la magrezza e gli "occhi senza brio, iniettati, attorniati da un cerchio rosso azzurrogno", la "pelle del nasso più o meno lucente ed umida".
Per le "ragazze viziose", i "segni" sono: "i peli del pube più rari, più morbidi e ricciuti; la frequenza di porri alle dita indici o anulari e un odore particolare alla mano, che ha qualche sassomiglanza com quello dei cavoli agri".
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